Quest’anno si celebra il settecentesimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri. Una curiosità che accomuna molti lettori è se la psicologia si sia mai interessata della Divina Commedia di Dante Alighieri.
La risposta è semplice: sì. Risulta sempre complicato nonché a volte fonte di aspre polemiche applicare un vertice psicologico all’analisi di opere frutto di intelletto. Freud, Jung, Fromm, Erikson (e tanti altri psicologi) analizzarono libri, film, brani musicali, scatenando enormi polemiche.
Per ciò che concerne Dante, potremmo dire che la sua Commedia, poi definita Divina da Boccaccio sia un vero e proprio tesoro di significati per chi pratica la psicologia.
Data la vastità e la complessità delle tematiche presenti nella Divina Commedia, mi limiterò solamente ad alcuni accenni sui possibili significati psicologici presenti nell’opera.
Il viaggio di Dante è un viaggio iniziatico, un vero e proprio percorso di individuazione.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
che la dritta via era smarrita
(Inferno Canto 1 vv. 1-3)
è la terzina iniziale della Commedia. In poche righe il poeta esprime perfettamente le problematiche presenti nel corso dell’esistenza di ogni essere umano. La metà della vita, (all’epoca di Dante forse corrispondeva ai 33 anni, oggi probabilmente la data si è spostata in avanti di almeno un decennio) è un particolare periodo dell’esistenza. La selva oscura riconduce immediatamente al vissuto di chi è preda della depressione. Alcuni secoli dopo, lo scrittore Giovanni Berto intitolerà un suo romanzo che tratta della depressione: Il male oscuro.
Lo smarrimento della dritta via fa capire come in queste condizioni non pare esserci alcun rimedio.
Dante incontra tre fiere, che lui vede non solo come reali e tremende presenze oggettive, ma principalmente come entità simboliche. Dante propone una lettura diversa rispetto a quella fornita nei Bestiari medievali. Tramite un affresco poetico magistrale, illustra come certe passioni possano essere davvero feroci, come a volte sembri impresa impossibile affrontarle. Le bestie rappresentano la parte animalesca dell’uomo, quella che ha un immediato contatto con l’inconscio, l’Ombra.
Quando la speranza pare ormai persa, ecco giungere Virgilio, una delle tre guide del viaggio. Potremmo pensare che Virgilio sia un equivalente dello psicologo. Il fatto che nella Divina Commedia le guide siano tre (Virgilio, Beatrice, San Bernardo di Chiaravalle) fa capire come nel corso della vita sia utile affidarsi a diverse persone, ognuna adeguata al percorso che si vuole intraprendere.
Proseguendo il viaggio della Divina Commedia, quando Dante giungerà alle porte dell’inferno leggerà:
Lasciate ogni speranza o voi che entrate,
(Inferno, Canto III v. 8).
Qualcuno dei lettori giustamente penserà, beh, certo, peggio di così. Ma il primo pensiero di Dante è quello di rivolgersi a Virgilio, il quale adempirà il suo lavoro “da psicologo”. Egli infatti spiegherà, guiderà, aiuterà Dante a comprendere il senso del suo viaggio, farà da filtro ai parecchi incontri effettuati da Dante (circa 600) tra demoni, mostri, condottieri, politici, papi e santi.
Virgilio placherà anche i temibili custodi dell’ inferno con frasi imperiose, celebre quella rivolta al nocchiero Caronte:
Vuolsi così colà dove si puote
(Inferno III Canto, v 95)
Dante toccherà gli abissi incontrando le tre spaventose bocche di Satana, per poi giungere a vedere i triplici cerchi che esprimono la maestosità del Signore.
Riguardo i personaggi incontrati da Dante, potremmo dedicare un articolo specifico ad ognuna di queste figure. Ciascuno di essi non è altro che uno degli aspetti della psiche del nostro viaggiatore.
La parola mostro deriva dal greco moneo (avvertimento, ammonimento). Dante incontra, conosce, parla con loro in un continuo scambio. Dialogare con le proprie parti inconsce conduce ad abbracciare una gran parte delle esperienze umane.
Beatrice esprime la funzione psicologica dell’Anima, aiuta e conduce Dante a raggiungere l’esperienza di individuazione, ad avere esperienza del Sé. Beatrice riceve Dante da Virgilio e lo affiderà a San Bernardo, ma è l’iniziale e accorata preghiera di Beatrice ciò che smuove le altre due guide in aiuto di Dante.
In quest’anno di celebrazioni rinnovo l’invito a rileggere una delle opere più belle che siano mai state donate all’umanità.