Un inverno dalle basse temperature, nella Pianura Padana, non si vedeva più da quasi un decennio. Claudio sì, Claudio Baglioni, il cantautore romano, amato da quasi l’intero universo femminile, comprese le attuali ventenni, ha pensato di riscaldarci l’anima e la mente, con un suo nuovo disco:”In questa storia che è la mia”. Purtroppo, se la pandemia sarà gestibile, i concerti inzieranno solo quest’estate, a partire da giugno, presso le Terme di Caracalla.
I brani raccontano un tema comune, quello lui più caro e che nonostante l’esperienza, afferma di non averlo ancora compreso del tutto e, forse, è proprio questo il bello del sentimento su cui si genera l’esistenza: l’amore travolge, ma non si spiega.
I brani che hanno fatto innamorare intere generazioni di adolescenti degli anni Settanta in poi non si contano: una delle più profonde è “E tu”: guardare il Prossimo, guardarlo con amore e libertà, perché, lo sappiamo, non tutti i pensieri a una persona sono sinonimo di amore, ma, oggi più di prima, anche di ossessione.
Claudio produce un album in cui tratta questo argomento. già analizzato dai primi filosofi, in tutte le sue sfaccettature: dall’inizio a quando ormai sta finendo. Il punto principale è comprendere quanta importanza gli sia stata attribuita nel momento in cui ne si era coinvolti.
Egli lo definisce un disco autobiografico, le cui sonorità sono simili a quelle di inizio carriera, dopo la vittoria al concorso di Centocelle, nell’ ormai lontano 1964.
Claudio sembra un personaggio riservato ed anche per questo suo lato, che le donne lo ammirano: bel fisico e portamento, talento innegabile, egli regala un tocco glamour al mondo di una musica ormai frammentata, come frammentato è stato d’animo di ogni individuo, che porta alle spalle l’anno appena concluso. Il poeta, senza esagerare lo possiamo dichiarare anche in questa accezione, dichiara che sarebbe ipocrita pensare che, quando la situazione si ripristinerà verso un nuovo senso di normalità, l’amore, anche per i popoli differenti, ora soffocato riemerga, come vorremmo nei nostri sogni. Egli invita, quindi, a una ricostruzione del proprio Io e a un riavvicinamento graduale al Prossimo, perché, dopo così molto terrorismo psicologico, essere nel mezzo di una folla potrebbe non consistere in un gesto né facile né piacevole. Dobbiamo combattere per riottenere e saper gestire un importante aspetto della nostra quotidianità, che il Governo ci ha tolto a causa di forza maggiore: la socializzazione e imprimerci che “da soli non si va da alcuna parte”.