Dal Pensiero alla Penna

Un gioco di minuscoli specchi

Il nostro volto è l’anima dei colori interiori che variano nel groviglio degli anni, dal verde speranza al rosso intenso dell’amore e poi, tutto diventa nero ed in seguito, oro…

Il caleidoscopio dai mille arcobaleni lascia un’impronta personale .

Nasce da un ricordo lieve e preciso di questo gioco ottico che stringo e roteo tra le mie mani mentre il mio occhio osserva due o più specchi che riflettono frammenti di vetro colorato, affascinanti che cambiando immagini geometriche, creano multivisioni, cangianti.

Il caleidoscopio, un gioco, amico dell’infanzia, ha spazzato via la visione realistica del mio mondo, dando vita a uno parallelo fatto di possibili combinazioni e di perfezione assoluta, anche se l’imperfezione stessa continua ad essere l’unica possibile verità.

Sir David Brewster nel 1817 inventa questo piccolo cannocchiale il cui significato deriva dal greco e significa osservare il bello e lo crea per poter coltivare e apprezzare questa piacevolezza, ma anche per dare un connotato diverso e assolutamente soggettivo all’esistenza. Se ognuno di noi potesse esprimere appieno ciò che personalmente vede e riflette attraverso la propria personalità, forse il vario e mutevole sarebbero qualcosa da coltivare ed apprezzare.

Una soggettività che può diventare armonia di colori, di storia di una vita nella vita di altre. Il confine dei nostri punti di arrivo, delle mete può sfuggire allo sguardo, anche se cerchiamo di tracciare una linea certa che, nei meandri della mente e dei passi che compiamo, si perde e si ritrova…un po’ come un gioco che ruotando cambia e crea stupore.

Quello stupore che da bambina accarezzava i miei pensieri mentre le combinazioni mutavano, si incontravano e scontravano come gli accadimenti della vita che, spesso, non dipendono dal nostro volere.

Il caleidoscopio è una ricerca di sincronia, non monotona, non ripetitiva.

Mi pervade la nostalgia, una nostalgia per un mondo di tinte e specchi dove i riflessi giocano con le sensazioni.

Provo a fissare sulla carta, riga dopo riga, come in un album fotografico di ricordi di altri tempi, ciò che un semplice gioco ha spolverato, ha stimolato in una danza di disegni magici. La riscoperta di un vecchio strumento diventa, in questo istante, un varco nella barriera del tempo per far luce nell’invenzione fantastica che è la vita con tutte le sue incredibili sfumature.

La luce filtra tra le persiane e noi siamo, ancora qui, a sorridere nella memoria.

 

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