Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L’unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi. Lo dice lo scrittore Charles Dickens, e non possiamo dargli torto. Natale è la più bella festa dell’Anno, il giorno in cui tutti ci sentiamo più buoni e vicini agli altri. Anche questo Natale, strano, come qualcuno dice, particolare, per altri, ma sempre Natale ci deve far pensare a quanto di buono noi possiamo fare nell’immediato. E la parola che mi viene da dire è Speranza. Si la Speranza che questo Natale porti via questa pandemia che ci ha di fatto modificato la nostra vita. Tutto è cambiato, il modo di lavorare, di spostarci, di stare insieme. Ma da questo drammatico Covid-19, le famiglie, pur in difficoltà, sono state unite, ed hanno combattuto e combattono tutt’oggi la pandemia. Abbiamo convissuto per quasi un anno con questo maledetto virus, ed ora, con l’arrivo del vaccino, sono sicuro che vinceremo questo male. Noi siamo più forti del male. Il bene, alla lunga vince sempre. Diceva Madre Teresa di Calcutta: “È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano, ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare un altro. Ogni volta che volgi la schiena ai principi per dare spazio alle persone, ogni volta che speri con quelli che soffrono;
ogni volta che conosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. È Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso te”. Gli abbracci volano sulle ali dell’amore e quest’anno dovranno volare ancora di più a causa della distanza che ci separa. E con le parole di papa Francesco: “Il Natale è la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi”, auguro a voi, lettori de L’Eco. i migliori auguri .
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