Parliamo di libertà, di essere liberi e di vivere in una società ove la libertà del malato dovrebbe essere il primo dei diritti di ogni cittadino. Parole esistenti solo sulla carta. Non voglio sentire parlare di etica e di morale religiosa: ritengo che il diritto di vivere o morire debba essere una decisione della singola persona; purtroppo esistono situazioni limite ove continuare a vivere, per certi malati, è una sofferenza unica, dal momento che nessuna cura o medicina è in grado di alleviare il dolore e le sofferenze alle quali il malato è sottoposto, spesso costretto da anni a non muoversi e vivere in un letto come un vegetale. Se è vero che esistono leggi che impongono di non dare la morte a nessuno e che tutti i malati debbano essere seguiti e curati fino all’ultimo respiro, è altrettanto vero che non esiste una legge che imponga al malato di dover soffrire e di dover continuare a vivere con la certezza di non aver alcun rimedio. Il suicidio assistito è un atto di immensa pietà ma la nostra società è capace di mettere sotto processo e condannare coloro che aiutano i propri congiunti a morire; so bene che questo è un problema enorme sul quale le persone sono estremamente divise e sul quale molto si è discusso e molto si discuterà nei salotti e nelle sedi più diverse. A dire il vero, a me, di tavole rotonde etiche, morali e religiose poco importa in quanto a me interessa che il malato posa godere dei suoi diritti.
Carlo Colla