Un nome proprio e un aggettivo, Gaia lo si può interpretare in entrambi i modi. Purtroppo è doloroso l’utilizzo dell’imperfetto: studiosa e attenta a tutte le iniziative promosse a fini benefici, la ragazza scompare dopo una malattia, dodici anni fa e la madre, di cui, ovviamente, serba un ricordo sempre vivo, è nota come attivista in numerosi ambiti della Provincia, nonchè coordinatrice, a livello europeo, degli Stati Generali delel Donne. Essi offrono una voce alle numerose donne, vittime di violenza, che, per paura di non essere tutelate nemmeno dopo una denuncia, preferiscono non esprimersi. Il sogno di Isa, che era anche quello di Gaia, è aprire una casa, in cui far convivere alcune di queste donne, spesso con prole, che meritano una nuova vita, lontano da minacce, insulti e quanto di peggio, ricevendo quell’amore a loro sconosciuto.
Nel 2009, questa villa situata, a Rea Po, vede una prima realizzazione, ma, a causa di limiti burocratici, purtroppo, è stata messa all’asta. Il sogno, dopo anni di sgomento, a causa anche di mancanze di finanziamenti, è una nuova rapertura e, ancora pià di prima, è la voglia di lottare.
Rea Po è stata scelta, perchè un minuscolo paese della provincia di Pavia , territorio molto caro a Isa, in cui lei stessa abita, affiancato dal fiume più lungo d’Italia, che, grazie a una comunità molto unita e ben felice di accogliere una fascia giovanile di età, considerata ormai la media di molti anziani. Inoltre, ed è questo l’obiettivo secondario alla loro protezione, è di insegnare loro un mestiere che le renda autonome, sia come lavori all’interno della villa, sia come veri e propi contratti in realtà vicine, senza che esse si sentano nuovamente abbandonate a loro stesse, senza un futuro.
Oggi, è in corso una raccolta fondi affinchè la data di riapertura sia in corrispondenza del 25 novembre, Giornata Mondiale contro la Violenza delle Donne.
La Villa assumerà il nome di chi tanto l ‘ha sognata: Gaia.
Il problema che, oggi, si pongono gli insegnanti e altre categorie di educatori, di cui dovrebbe partecipare anche la famiglia, è parlare in modo chiaro ai bambini, sin dalla scuola primaria, anche sottoforma di gioco, inculcando già nella loro giovane mente che esiste la parità di genere e, se non è ancora chiara in tutte le istituzioni, lo dovrà essere nel domani che loro stessi creeranno.