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Edward Lødewijk Van Halen: un viaggio lungo e fantastico  

Come trasformare la discriminazione in successo

Alcuni giorni fa, Il 6 ottobre 2020 è morto Edward Lødewijck Halen, mondialmente noto come  Eddie. L’ambiente musicale ha accusato una perdita enorme, Eddie e il fratello Alex (batterista) hanno fondato uno dei più famosi gruppi della scena rock: i “Van Halen”.

Di Eddie Van Halen, probabilmente è stata più volte raccontata la parte Ombra (da intendersi nell’accezione junghiana) della persona, egli stesso ha pubblicamente dichiarato i propri problemi di dipendenza (droghe ed alcool); di dominio pubblico le clamorose liti tra i diversi componenti della band, le quali hanno creato rotture, scissioni e vari cambiamenti nell’organico del gruppo.

I comportamenti sopra descritti possono essere considerati tipici di una rock star. Ciò che a mio avviso interessa di Eddie non sono solo i suoi successi e i suoi virtuosismi alla chitarra, i quali hanno raggiunto vette ineguagliabili. Ascoltando la radio, sono pochi i chitarristi che possono essere immediatamente riconosciuti fin dalle prime note, Eddie appartiene a questa schiera privilegiata. Per alcuni chitarristi è un orgoglio sentire il complimento “hai un suono alla Van Halen”, lui è stato l’inventore di queste sonorità. La tecnica del tapping era nota fin dagli anni trenta del Novecento, la maggior parte delle persone ritiene che questa tecnica sia stata concepita da Eddie, forse perché è stato uno dei pochi a saper trasmettere la sua passione e l’amore per la musica.

A mio avviso più che imitare il chitarrista, bisognerebbe trarre esempio da alcuni aspetti dell’uomo Edward Lødewijk van Halen, come ha scritto David Lee Roth, (uno dei cantanti dei Van Halen) egli ha avuto una vita che può essere paragonata ad un lungo e fantastico viaggio.

Eddie e Alex sono nati in Olanda, il padre è poi immigrato negli Stati Uniti.

La madre di Eddie ed Alex era indonesiana (in quel periodo una colonia olandese), dato che il suo colore della pelle era nero, in Olanda subiva forti discriminazioni. Questa la ragione che ha spinto il padre a varcare l’oceano.

Aver vissuto notevoli sofferenze, aver conosciuto gli aspetti più beceri del razzismo può aver aiutato i fratelli Van Halen. Il loro gruppo ha espresso canzoni allegre e gioiose, per alcuni disimpegnate, il loro scopo era solo quello di unire tramite la musica. Eddie non era mai soddisfatto, era un innovatore, sempre alla ricerca di quella che considerava (la peraltro impossibile) perfezione del suono, ha costruito una chitarra “meticcia”, la Frankenstrat. Ha unito pezzi di varie chitarre, ha assemblato e battezzato la sua creatura Francaster, in onore di Frankenstein. Eddie ha avuto alcune parti luminose, è riuscito a trasformare la sofferenza in gioia, tra le sue doti di personalità si riscontrano una relativa modestia, la simpatia e la generosità, caratteristiche raramente presenti a chi appartiene al mondo dello spettacolo (show business se si vuole utilizzare parola anglosassone), ne narrerò qui di seguito alcuni esempi,

Dopo il suo decesso, media e web si domandano se Eddie sia stato il chitarrista più famoso, più bravo o più veloce (nel micro ambiente dei chitarristi e degli appassionati questa sembra essere la qualità per eccellenza da attribuire ad un virtuoso dello strumento a sei corde) del mondo. Affinché possiate farvi un’idea consiglio di guardare il video con l’esecuzione di

“ Eruption “ su Yotube:

https://www.youtube.com/watch?v=L9r-NxuYszg il quale ha raggiunto 10.690.460 visualizzazioni

A volte capita che alcune domande siano mal poste o non abbiano proprio senso, nonostante ciò, a mio avviso esse richiedono pur sempre una risposta. Se avete dubbi riguardo chi sia stato il chitarrista più bravo al mondo, non preoccupativi, la risposta l’ha già fornita Eddie. Durante una puntata del Tonigh Show di Johnny Carslon, il conduttore chiede ad Eddie: “Come ci si sente ad essere il chitarrista migliore al mondo?” Eddie risponde: “Chiedilo a Steve” (Lukather  cantante e chitarrista dei “Toto”).

Altro esempio tratto dalla vita di Van Halen. È risaputo che l’assolo di chitarra del brano “Beat it” di Michael Jackons è stato suonato da Eddie. Quincy Jones, l’allora produttore di Michal Jackon ha raccontato di aver chiamato Eddie, avergli fatto sentire il brano e chiesto un parere. Eddie ha ascoltato il brano, gli è piaciuto, in circa mezz’ora ha inciso il suo assolo di chitarra. Una volta incontrato Michael Jacksons gli ha detto: ”Forse ho rovinato il pezzo. Ho aggiunto un assolo, ascolta se ti piace”. È nato così il brano che tutti hanno potuto ascoltare (a quanto pare Eddie non ha chiesto alcun compenso per la usa prestazione).

I Van Halen hanno avuto molte particolarità. Una loro canzone “Jump” ha raggiunto il numero uno della classifica Bilbord, per poi diventare uno degli inni americani. La canzone jump è utilizzata da molte squadre sportive prima delle partite, in quanto è un brano che “carica” “incita” trasmette gioia di vivere.

Ciò risulta singolare, in quanto il testo pare sia nato da un’episodio triste (un tentativo di suicidio) tramutandosi successivamente nel suo opposto.

Moltissime le altre canzoni dei Van Halen che hanno riscosso successo, (pur sapendo di scordarne alcune vorrei citare almeno “Panama”, “Ain’t gonna but love”, “Poundcake” “Hot for teacher” “Top of the world” ).

Altra particolarità del gruppo è stato il fatto che in genere in un complesso è quasi sempre il cantante colui che emerge; I Van Halen hanno avuto cantanti dalla notevole presenza scenica, (tre nel corso della loro storia), ma l’asse portante della band sono sempre stati I fratelli Van Halen.

 

La storia dei Van Halen risulta incredibile, in quanto due fratelli figli di una coppia meticcia discriminata sono diventati un vero e proprio simbolo americano. In fondo il messaggio trasmesso dai Van Halen, pur con leggerezza è quello di gioire e godersi la vita.

Per tutto ciò:Addio Eddie, grazie.

 

 

 

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