Fino allo scorso gennaio, poche erano le espressioni entusiaste degli alunni, qualunque fosse la fascia d’età, nel pronunciare “scuola”.Settembre 2020: sono stati sufficienti pochi mesi e un assurdo cambiamento di stile nella quotidianità di ognuno a rendere più euforico qualsiasi impegno, l’istruzione in primo luogo. Quando il concetto di pandemia ci perseguitava da ogni mass-media, mostrando le immagini più cruenti possibili, i giovani reagivano spaventati e osservavano nostalgici quei fogli stampati, inviati dal Ministero dell’Istruzione, contenenti compiti da svolgere e slides da studiare. Nessuno scherzo in classe, nessun sorriso all’insegnante cui sei più affezionato, quel grembiulino appeso nell’armadio, una felpa nuova mai utilizzata e le canzoni, magari un po’ banali, ma divertenti, per quell’età, sul pullmino, rincasando.Niente più di tutto questo: niente più feste di compleanno, niente più abbracci e nemmeno la gioia di scattare la cosiddetta “foto di classe”, che, parafrasando il filosofo Kant, è stato un non-anno. Genitori e nonni, commossi, hanno accompagnato i loro bambini al primo giorno di lezione; gli adolescenti che han iniziato una nuova realtà, che consiste in più studio, più impegno e più ore con la mascherina, perché in mezzo a molte più persone, compreso il caos cittadino; le paure di banali malesseri che vengono già diagnosticati come possibili segnali di Covid19 e l’allontanamento dell’alunno dall’aula. Tutto è un punto interrogativo, però, la giornata scolastica finisce egli occhi degli studenti sono tornati a brillare di una luce, che non si vedeva da tempo: giù la copertura facciale, con la propria famiglia, ifigli raccontano aneddoti e birichinate, commesse tra i banchi, pur non potendosi muovere liberamente, e quella battuta che lo spiritoso di turno, durante la lezione, mantiene in serbo, per non far scordare agli altri la propria “fama”. Il professore osa quasi a ridere, forse, scendendo dal ruolo autoritario che gli spetta, perché anche per lui non sono stati mesi facili. Era proprio necessario questo potente nemico a far comprendere che il cammino scolastico non è solo dovere, ma anche piacere?