di RAFFAELLA PASCIUTTI
Incastonata tra antiche parti di mura e cimeli sparsi tra gli angoli meno ipotizzabili con torri che svettano ricorda nella sua importanza nei secoli. Pavia, a fine febbraio, ha perso parte della sua identità.Il chiacchiericcio degli universitari tra una lezione e l’altra, i ragazzi pendolari delle scuole secondarie, che si godono i primi pomeriggi lontano dal paese di origine, scoprendo le numerose opportunità che può offrire questa città, i bimbi che, usciti nel pomeriggioda scuola, stringono forte la mano dei nonni o delle baby-sitter, reclamando un giro per svagarsi.
Il profumo che si respira negli eventi a carattere formativo: seminari e corsi di ogni livello, anche al di fuori dell’incantevole cornice universitaria.Pavia e le sue biblioteche: chiudersi fra migliaia di anni, in cui saggezza e dubbi formano un connubio e, perché no, scambiare un’opinione con qualche lettore appassionato al nostro stesso tema.
Quelle serate estive, nelle quali la baraonda o, utilizzando un’espressione attuale,movida, quasi infastidiva il pavese medio, che conosce un clima più colloquiale, rispetto ad alcuni quartieri caotici milanesi.
Quest’anno, però, quello stesso pavese si guarda attorno, quasi con lo sguardo perso: molto inquietante la stessa cittadina, spesso immortalata neisuggestivi scatti di Marcella Milani,come un luogo perduto nel tempo: senza i cittadini e turisti che l’animano, Pavia non comunica il suo messaggio. È silenziosa, svuotata da tutto e da tutti.Anzi, a pensarci bene, non era la città in silenzio, ma eravamo noi, con l’atmosfera che regnava nelle nostre anime, a vederla sofferente.
Senza le persone che si fermano ad ammirare il Castello Visconteo, ma incollate ai mass-media, con l’ansia di ottenere informazioni su quello sconosciuto ospite, l’ex-capitale longobarda cambia volto. Una pausa può esserle servita, ma, ora, nel pieno dell’estate, Piazza Vittoria deve sorridere e abbracciare, almeno in modo metaforico, l’ospite gradito, che proviene da ogni località, facendolo sentire a casa sua. Nel mentre, gli studenti iniziano a ritornare nei locali, in attesa della riapertura di aule idonee allo studio, per preparare i fatidici esami di inizio anno, ancora a distanza, ma,incrociando le dita, per poco.
Noi vogliamo questa Pavia, un po’ più rumorosa, ma molto felice e a misura di viandante.