A partire dalla data odierna (1 ottobre 2020), per accedere ai servizi Inps bisogna dotarsi di apposito SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale).
Colgo l’occasione di questo lieto evento per alcune riflessioni riguardanti l’Italia e il rapporto con la tecnologia.
Il primo invito che rivolgo a tutti è quello di provare ad ottenere il codice SPID rapidamente e gratuitamente, (come fino poco tempo fa scritto sul sito Inps), scoprirete con rammarico l’impossibilità di questa azione.
Le procedure per ottenere lo SPID sono semplici e rapide per chi ha un cellulare od un computer (tecnologicamente aggiornati) e può permettersi un servizio a pagamento; tutti gli altri si devono muovere in un vero e proprio infernale girone burocratico. L’utente (se sarà fortunato) dovrà solo registrarsi, andare alla posta (azione che a mio avviso un ente pubblico dovrebbe disincentivare in periodo di pandemia da coronavirus), farsi identificare, ricevere password e codici, nuovamente registrarsi, impiegando almeno una settimana per l’espletamento di tutte le pratiche.
L’Inps suggerisce a chi ritiene di non avere sufficienti competenze informatiche, (per l’Istat almeno un milione e mezzo di italiani) di rivolgersi ad altri enti (ovviamente a pagamento).
La cronaca di questi giorni riporta la polemica riguardante lo stipendio del presidente dell’Inps Tridico. Non desidero inserirmi nel merito di questa vicenda, più in generale ritengo che se gli utenti di un ente pubblico ricevono un pessimo servizio, essi giudicano anche un singolo euro fornito ad una persona che non riesce a far funzionare l’ente un vero e proprio spreco.
L’informatica fornisce ottimi strumenti, spesso semplificano operazioni noiose; per utilizzarla al meglio e renderla accessibile a tutti però bisogna cambiare “forma mentis”, specie in Italia.
In alcunei paesi U.E, ormai da anni è possibile accedere a tutti i servizi digitali della pubblica amministrazione tramite l’utilizzo della carta d’identità elettronica. La diagnosi riguardante ciò che avviene in Italai è semplicissima: utilizzare moderne tecnologie implementandole su un apparato burocratico inefficiente porta a clamorosi disastri.
Tipico della burocrazia è la richiesta di compilare moduli in cui dichairare il nome, cognome, data di nascita e codice fiscale, tale sequenze risulta totalmente inutile poiché il solo codice fiscale contiene tutte le informazione fornite in precedenza. Tutto ciò fa perdere tempo e innervosire. Peggio quando ad esempio l’apparato burocratico desidera incentivare comportamenti che hanno un palese costo economico. È noto a tutti, ma non ai burocrati, che il comportamento delle persone è propenso a compiere azioni che favoriscano il proprio interesse economico. Obbligare l’utilizzo della tecnologia, imporre email pec a pagamento, acquisti tramite moneta elettronica (il pagamento in contante è gratis e non richiede costi aggiuntivi, tutti gli alri sì) fa chiaramente capire come la burocrazia tende a generare e incremetare solamente il proprio apparato (confermando la tesi del sociologo Max Weber il quale affermava che la burocrazia serve a genereare altra burocrazia), esprimendi così un totale disinteresse nei confronti dei cittadini.
Ultimo esempio recente è I lPagoPA, un sistema di pagamento che costa € 2,00 (più di tutti gli altri) la cui utilità è solo per chi gestisce il sistema.
La tecnologia è soggetta ad alcune regole: semplicità, accessibilità, condivisione. Steve Jobs non inseriva il libretto delle istruzioni nei suoi prodotti perché lo riteneva inutile. A suo dire l’utilizzo di un qualsiasi oggetto deve essere intuitivo, talemente facile che lo deve capire anche un bambino.
Bill Gates è ancor oggi desolato, in quanto agli albori della programmazione dei computer si è scelta la (ormai notissima) simultanea digitazione dei tre tasti: ctr + alt + canc per il riavvio del sistema operativo. Per Gates questa opzione è risultata una vera e propria sconfitta, in quanto all’epoca si sarebbe potuto scegliere di abbinare il comando ad un solo tasto.
Chi progetta prodotti o soluzioni informatiche sa che la “mente” del computer non è uguale a quella dell’essere umano. Ad esempio, un web designer, dedicherà particolare attenzione alla progettazione e alla chiarezza di un portale web. Avrete notato come i portali della pubblica ammistrazione italiana siano pieni di inutili e poco comprensibili parole inglesi (login al posto di entrare, esc invece di uscire).
L’iniziativa odierna dell’Inps fornisce ulteriore conferma su come un ente statale non pensi alla sua vera utenza, nel caso specifico i pensionati. Evidentemente l’Inps pensa a compiacere il prorpio datore di lavoro (la politica). Un presunto risparmio economico, una pseudo facilitazione delle procedure vengono spacciate per novità fondamentali ed importanti a costo zero per i cittadini. Purtroppo non è cosi, un peggioramenteo dei servizi, una minore accessibilità ed un maggior costo economico sono i veri disagi che in queto caso pagheranno gli utenti. Queste scelte a mio avviso contrastano con l’articolo 3 della nostra Costituzione: E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La Costituzione è del 1948, l’informatica non era così diffusa, forse bisognerebbe aggiungere la parola tecnologico a economico e sociale, ma il concetto è chiaro, come sempre chi ha i soldi può permettersi l’accesso e l’utilizzo delle agevolazioni informatiche, tutti gli altri rimarranno esclusi.